Il Vischio


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Perché, tra i tanti sempreverdi, proprio l'agrifoglio e il vischio accompagnano le feste natalizie?

La leggenda nordica che ce ne narra l'origine non è molto allegra. Baldur, figlio di Odino, venne ucciso da un suo nemico, Loki, appunto con una freccia tratta da un ramo di vischio.

Odino maledisse la pianta, ma la moglie del Dio, piangendo la morte di Baldur, vi fece cadere alcune lacrime, che diventarono perle: così il vischio fu rivalutato, anche se fu allontanato dai templi in favore dell'agrifoglio, il cespuglio accanto al quale era spirato Baldur, reso da Odino sempreverde e dotato di bacche rosse, in ricordo del sangue sparso dal figlio.

L'agrifoglio venne subito ammesso nelle chiese cristiane, mentre al vischio ne fu a lungo vietato l'accesso, dato l'uso fattone dalle religioni pagane, che lo avevano rivestito di tanti significati magici. Poiché ciò sia avvenuto, resta un mistero, anche se numerose leggende circondano questo sempreverde.

Il vischio è una pianticella parassita di diversi alberi, con foglie verdi e dure e frutti a bacca bianchi. In genere, però, il mito si riferisce al vischio quercino, parassita delle querce che ha foglie più piccole di quello comune.

Vischio e querce erano sacri ai druidi, gli antichi sacerdoti celtici, e sacro era il rituale con cui, durante il solstizio d'inverno, i rametti venivano staccati dall'albero: l'operazione veniva effettuata con un falcetto d'oro, e il vischio, per non perdere i suoi poteri occulti, non doveva toccare il suolo, ma essere raccolto in un panno di lino.

Plinio ci spiega questo complesso procedimento dicendoci come i druidi ritenessero così di "evirare la quercia". La credenza ci porta alla magia similitudinaria: il liquido appiccicoso del vischio era forse paragonato a quello spermatico, per cui la pianticella era ritenuta apportatrice di fertilità.

Curioso è il fatto che tale credenza non sia propria soltanto dell'Europa celtica: la troviamo pure presso gli Ainu dell'antico Giappone, dove anche il rituale per cogliere il vischio era pressapoco uguale a quello dei druidi. "Molti credono ancora oggi che questa pianta abbia il potere di far fruttificare i giardini", ci dice Frazer. "E si sa che qualche donna sterile mangia vischio per avere prole."

Anche in molte regioni africane, la pianticella è considerata sacra, apportatrice d'incolumità, tanto che i guerrieri Valo, andando in guerra, ne portavano addosso le foglie per assicurarsi l'invulnerabilità.

In Europa troviamo altre credenze: i contadini di molti paesi (compresi alcuni italiani) ritenevano il vischio capace di domare gli incendi, per cui ne appendevano i rami sui tetti delle case.

In Boemia lo si chiamava "scopa del tuono" poichè lo si considerava in grado di allontanare i fulmini.

Il vischio è stato usato anche in campo terapeutico: nella Francia meridionale lo si applicava sull'addome dei sofferenti di colite, in Svezia e in Inghilterra lo si pensava atto a preservare dagli attacchi epilettici, mentre in alcune regioni tedesche lo si mette tuttora al collo dei bambini per immunizzarli dalle malattie.

Tali credenze - ci dice Frazer - sono forse dovute al fatto che gli uomini di ogni tempo e luogo hanno visto qualcosa di soprannaturale in questa pianta che cresce e prospera senza affondare le radici nella terra. Non sappiamo se la spiegazione sia davvero questa: sta di fatto che la chiesa ha cercato a lungo e inutilmente di far dimenticare i poteri magici del vischio, vedendosi infine costretta ad accettarne l'uso e a inserirlo nella tradizione cristiana.

Alla pianticella (come all'agrifoglio) è stato così attribuito il generico simbolo di pace e serenità.


Approfondimento tratto da questo vecchio ritaglio di giornale trovato per caso



Il Natale viene associato al verde, alla Stella di Natale, all'agrifoglio, al pungitopo, al vischio. Specialmente il vischio, è foriero di buona fortuna. è una pianta semiparassita, sempreverde, che "nidifica" sui rami di quercia ma anche del melo, pero, pino.

 è famoso fin dall'antichità. Era sacro ai Druidi che pensavano rivelasse la presenza delle divinità sulle querce su cui cresceva. 
Il sesto giorno di ogni mese lunare i druidi tagliavano rami di vischio con un falcetto d'oro e lo riponevano in panni di lino candido senza fargli toccare il suolo. Il rito era legato alle cerimonia della fertilità, di cui il vischio era un simbolo.
Analoga simbologia si ritrova in Giappone e in alcune regioni africane.
In Europa, alcuni credevano che il vischio rendesse fertile la terra o che potesse allontanare il fuoco: per questo era chiamato "la scopa del tuono".
Tra tutte queste credenze, in particolar modo, ve ne è una, poetica e drammatica: la leggenda della morte del dio Balder (Baldur).
Figlio di Odino, fu ucciso dal fratello rivale Hödhr, con un ramo di vischio.
Odino maledisse la pianta ma la moglie del dio piangendo, vi fece cadere alcune lacrime che si trasformarono in bacche perlacee.
L'agrifoglio, su cui era caduto morto Balder, fu ornato da Odino di bacche rosse, a ricordo del sangue del figlio.

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Eracle era anche connesso al culto del Fallo e al rito dell'Evirazione: "Il mito dell'evirazione di Urano ad opera del figlio di Crono [...] Il significato originario è quello dell'eliminazione annuale del vecchio re della quercia da parte del suo successore [...] La cerimonia druidica del taglio del vischio della quercia rappresentava l'evirazione del vecchio re da parte del suo successore essendo il vischio un simbolo eminentemente fallico. Dopo la castrazione il re veniva mangiato eucaristicamente".

Anche la ghianda è un simbolo fallico, così come il fungo.