Edera


Il noto rampicante ha spesso una vita assai lunga e raggiunge notevoli dimensioni, ricoprendo a volte le facciate di interi palazzi, capace com'è di abbarbicarsi tenacemente ad ogni appiglio per proseguire la sua corsa verso l'alto. Proprio per questo è da secoli simbolo di longevità, di amore tenace, di fedeltà.


Nel campo della magia, alcune popolazioni ritenevano che tra le sue foglie si nascondessero folletti maligni, mentre altre erano convinte, di contro, che una casa protetta dall'edera tenesse lontano le forze del male.
Per lungo tempo la pianta venne usata a scopo divinatorio: la notte di san Silvestro si poneva una foglia in un recipiente colmo di acqua, lasciandovela per dodici notti. Se restava fresca (cosa assai facile), l'anno a venire sarebbe stato fortunato: se appassiva, era il caso di non attendersi mesi troppo favorevoli.
Contro l'emicrania la strega-scrittrice anglo-americana Sybil Leek consiglia: "Tagliate il ramo di un'edera che cresca accanto a una statua, fatevene una coroncina e mettetevela sul capo. Se la cefalea è persistente, sarà meglio effettuare l'operazione in tempo di Luna calante. Applicata anche ad altre piante, questa pratica si riferisce a un'antica superstizione, secondo cui - per dirla con le fattucchiere - quando la Luna si trova in questa fase, "tutti i mali porta via". La credenza è diffusa in moltissimi paesi europei, tanto che viene anche applicata a serie prescrizioni mediche. Ancora oggi, in numerosissimi villaggi bavaresi e austriaci, i farmacisti fanno affari soprattutto in questo periodo, essendo i malati convinti che i medicinali siano più efficaci. All'edera vennero attribuite altre doti terapeutiche di cui è lecito dubitare: consigliata per combattere le ulcere, l'itterizia, i calcoli, si ritenne addirittura che un "aceto" preparato con le sue bacche fosse in grado di debellare la peste: proprio a questo scopo venne largamente usata durante una terribile epidemia scoppiata a Londra nel 1665. Si è comunque accertato che le sue foglie contengono principi tali da curare la pertosse e la bronchite. Se ne servivano già i nostri antenati, mentre oggi disponiamo, ovviamente, di preparati ben più efficaci e meno dannosi. "
 




Da "Mitologia degli alberi" di Jacques Brosse

Edera e vite, benché lignee hanno bisogno di un supporto. Si innalzano sugli alberi intorno ai quali avvolgono i loro sarmenti volubili. L'edera cresce in un primo tempo sulla terra, la Madre Terra, della quale sembra l'emanazione e che copre anche d'inverno con le sue foglie coriacee, fino a quando incontra il tronco di un albero lungo il quale s'innalza a spirale. Può compromettere la vita del suo sostegno, che essa soffoca poco a poco, fino a farlo morire. L'edera è la pianta prediletta da Dioniso. Il dio veniva spesso chiamato "l'Incoronato di edera" o anche Kissòs, "l'edera". Questa liana l'aveva salvato due volte a Cadmo. Poco dopo la sua nascita le ninfe lo immersero nella fonte Kissusa, "dell'edera", ed è sul monte Elicona (hélix, è un altro nome dell'edera) che venne allevato. L'edera dà i frutti proprio all'inizio della primavera, molto prima che appaiano i primi germogli della vite, e quei frutti sono cibo per gli uccelli.
Agli antichi, l'edera ricordava il serpente, potenza ctonia per eccellenza. Nel culto dionisiaco c'era perfino l'equivalenza tra pianta e i serpenti che ornavano la capigliatura delle Menadi, e che queste tenevano con le mani come è attestato dall'aneddoto riferito da Nonno di Panopoli: "I serpenti gettati da alcune Menadi contro un ceppo lo avvolsero e si trasformarono in sarmenti di edera". Alle compagne del dio essi non servivano solo per decorazione: li strappavano per cibarsene.
In epoca classica si contrapponeva la freschezza umida dell'edera al carattere igneo del vino, del quale si riteneva che potesse dissipare i vapori. è questo il motivo per cui a Dioniso stesso si attribuiva il merito di aver insegnato a coloro che sono soggetti ai "furori bacchici" di farsene delle corone durante i banchetti.

Nelle mitologie europee esistono ancora tracce di uno stretto legame tra l'edera e il fulmine divino. I Lituani chiamavano l'edera "Perkunas", dal nome del dio del fulmine, che le antiche cronache paragonano a Zeus. Anche i Germani consideravano l'edera consacrata a Donar, dio del tuono e figlio della Dea Jord, la Terra.