Aconito


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Al genere Aconitum vengono attribuite 280-300 specie, diffuse nelle regioni di montagna dell'emisfero settentrionale. Hanno fiori di una bellezza decorativa, e sono coltivati a scopo ornamentale.

Tutta la pianta contiene degli alcaloidi tossici, il principale dei quali è l'Aconitina: la dose letale è di appena 3-8 mg.
Per fortuna, le radici (velenosissime) sono ben radicate nel terreno, in profondità, e non è facile estrarle. L'avvelenamento da Aconito si verifica più frequentemente nei bovini, ovini e caprini che brucano foraggi contenenti piante di Aconito.



Nell'uomo l'avvelenamento da Aconito si manifesta con del prurito che inizia dalla bocca, poi si estende al volto, seguito da sensazioni di freddo, sudore, vomito, affaticamento, ansia. La morte sopraggiunge per insufficienza respiratoria e cardiaca e la vittima rimane pienamente cosciente fino alla morte.

L'Aconitina, in forme terapeutiche minime, veniva usata per farmaci contro le nevralgie.
Anticamente, l'Aconito veniva usato per avvelenare i prigionieri; in India, le frecce venivano intinte nell'Aconitina.
Le streghe, nel Medioevo e nel Rinascimento, usavano l'Aconito per avere "la sensazione di volare".

L'Aconito, un'erba delle Ranuncolacee, si trova in zone con molta ombra e umide, nei pressi dei fiumi, e i loro bellissimi fiori di un azzurro intenso, a forma d'elmo, non devono essere toccati: il veleno della pianta può penetrare nella pelle! 

Nota di Lunaria: per curiosità, l'Aconito è citato in un romanzo della Regina del Rosa Charlotte Lamb: "La Torre nel Bosco"


Una delle scene migliori del romanzo (seppur problematica) è quando Yves tormenta Elizabeth con uno stelo di Aconito, molto ben descritto da Charlotte Lamb: l'Aconito è una delle piante più velenose del mondo. 

Nella narrazione della Lamb, però, c'è un'imprecisione: anche solo toccarlo a mani nude può comportare l'avvelenamento e Yves lo tocca a mani nude e lo usa per sfiorare Elizabeth. Scena molto suggestiva e in un certo senso anche sexy (se il tutto fosse fatto col consenso di lei e l'Aconito non fosse così velenoso...) ma NON emulatela nella realtà! 
Con l'Aconito non si scherza.

"Udì nuovi suoni: un passo sull'erba, un respiro. Qualcuno le si inginocchiò al fianco, qualcosa le sfiorò la guancia. Sorrise, senza aprire gli occhi.
"Vicky, mi fai il solletico!..."
Freschi petali di fiore le scesero sulle labbra sorridenti. Socchiuse le palpebre: una macchia azzurro intenso e, dietro, Yves de Lavalle. Sussultò.
"Chi lo chiama Napello, chi lo chiama Aconito", cantilenò lui, in maniera incoerente.
Rabbiosa, lei sbottò: "In inglese si chiama veleno di lupo!"
Lo conosceva sotto quel nome, infatti: il lungo stelo verde con le spighe di fiori azzurri disposte a scaletta le era familiare. Era anche il preferito di Damian, che l'aveva disegnato e dipinto decine e decine di volte, nel tentativo di riprodurre esattamente la sfumatura azzurra delle corolle. Cresceva nei boschi d'estate, e non era sempre facile scovarlo nell'ombra, ai piedi degli alberi.
"Nome perfetto", ammise Yves, sorridendo, e i suoi denti candidi parevano quelli di un predatore e negli occhi neri aveva lo sguardo paziente di un lupo in agguato.
"è velenoso, lo sapeva?", lo sfidò lei. 
"Mortalmente velenoso", annuì lui, ma non guardava il fiore, guardava lei, il suo corpo dorato e semisvestito.
"Ma tanto bello", aggiunse, e mosse il fiore in una carezza sensuale giù per la sua gola, il petto, lo stomaco nudo e le lunghe gambe.
Di scatto, lei lo scostò.
"Non mi tocchi! Se ne vada! Se ne vada da sua moglie! Io non la voglio!" (...) Si mise seduta e si sarebbe alzata in piedi se lui non l'avesse bloccata, prendendola per le braccia e ricacciandola giù. (...) Lui accentuò la stretta, tenendola ferma sull'erba tiepida, poi si abbattè sul suo petto, cercandole la bocca. (...) Aveva bisogno di lui, voleva essere sua, bramava da lui l'estasi che da tanto tempo non provava! Eppure, lo conosceva appena, e quello che sapeva di lui non le piaceva! Non poteva amarlo! (...) Si odiò per quello che faceva, ma era più forte di lei. E lui? Lui era sposato e la disprezzava tanto quanto la desiderava. Sì, si può disprezzare e amare insieme, si può odiare e amare insieme, lei lo sapeva. Contro il suo corpo che vibrava e ardeva, il corpo di Yves ardeva e vibrava."