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MIRTO (Myrtus communis)
Al novero delle piante classiche appartiene anche il "Mirto divino" che tanta parte ha avuto nella storia e nelle leggende di tutti i popoli mediterranei. Fu pianta sacra per i Persiani che col suo legno alimentavano i fuochi sacrificali, simbolo di pace per gli ebrei che ne intrecciavano corone funerarie, emblema di bellezza e verginità, di amore e di felicità pagana nella mitologia greco-romana dai cui riti traggono origine usanze e costumi popolari.
Non mancano nella letteratura classica spunti descrittivi dell'ambiente mediterraneo che gli è proprio: Virgilio in espressiva sintesi descrive i litorali allietati dai Mirti: "Litora myrteti laetissima", e Goethe tratteggia con somma efficacia la macchia mediterranea a Mirti e Allori caratterizzata da tenue brezza marina sotto l'azzurro cielo del Sud: "Ein sanfter Wind vom blauem Himmel weht, Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht"
Il mirto rappresenta l'amore sensuale, la felicità coniugale, la longevità, l'armonia. L'arbusto sempreverde che arricchisce la flora della macchia mediterranea, è spesso collegato ai rituali che riguardano il matrimonio e la nascita dei bambini.
è il simbolo delle Dee dell'amore, specialmente della greca Afrodite. Quando la Dea nacque dalle onde marine, le Ore le offrirono una ghirlanda di mirto e, per la sua vittoria contro Giunone e Minerva fu coronata di rami di mirto dagli Amori. (per vedere le altre piante dedicate a Venere: https://erbemagiche.blogspot.com/2020/10/le-erbe-di-venere.html)
L'arbusto è venerato presso la setta Mandacan come simbolo della vita; era inoltre l'emblema cinese del successo. Plutarco racconta come durante i simposi i convitati cantavano, passandosi fra di loro un ramo di mirto, come simbolo di allegria.
Infine, il mirto simboleggia l'accademia e l'onore. Si usava per commemorare il sacrificio vittorioso e per celebrare il trionfo delle legioni romane. Tanta fama appare giustificata dalla non comune bellezza di questo arbusto sempreverde, alto 1-3 metri, che profuma l'aria con il suo delicato aroma.
Le foglie, lucide e glabre, opposte o più raramente ternate, di forma ovale o allungata, sono di colore verde brillante e ghiandolose; molto odorosi i fiori, solitari e ascellari, portati da lunghi peduncoli, misuranti 12-20 mm in diametro, a 5 sepali liberi e 5 petali bianco lattei che proteggono i numerosi stami; la fioritura è estiva, da giugno ad agosto.
Una nota brillante è data ancora dalla copia dei frutti, che sono bacche coronate dal calice persistente, le quali fanno notevole spicco in autunno tra il verde del fogliame per il loro brillante colore nero-ceruleo a vivaci riflessi metallici: gli uccelli ne sono assai ghiotti e per il loro sapore aromatico un po' resinoso si usano per aromatizzare l'acquavite.
Il mirto, malgrado l'apparenza delle sue foglie tenere ma ugualmente resistenti all'alidore per la concentrazione dei succhi cellulari, è una sclerofilla mediterranea che vive nelle associazioni di macchia in consorzio con altri elementi caratteristici quali Lentisco, Carrubo, Cisti, Alloro, Timo, Corbezzolo e Leccio; quando si allontana dai litorali si accompagna spesso alla vegetazione alveale o di riva, per esempio con l'Oleandro (https://erbemagiche.blogspot.com/2020/07/oleandronerium-oleander.html) e l'Agnocasto (https://erbemagiche.blogspot.com/2020/07/agnocastovitex-agnus-castus.html) nelle fiumare. Tutte le parti della pianta, in particolare le foglie, possono essere distillate per ricavarne l'olio essenziale (acqua di mirto) usato in profumeria, ad azione medicinale, balsamica e astringente. Il suo areale comprende quasi tutto il bacino mediterraneo, sia lungo i litorali europei, sia lungo quelli africani (Africa minore e Cirenaica) e si estende a occidente sino a Madera e a oriente dell'Asia minore per la Mesopotamia e la Persia sino all'Afghanistan.
Nell'antica Grecia i nomi di molte eroine leggendarie avevano la stessa radice del mirto: Myrtò, Myrìne, Myrsìne. (Nota di Lunaria: anche la protagonista del romanzo "Non mi uccidere" si chiama Mirta https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/02/non-mi-uccidere-recensione.html)
Myrtò era un'amazzone che combattè insieme ad altre compagne l'eroe Teseo. Anche Myrìne era la regina delle amazzoni in Libia, e Diodoro Siculo narra una serie di imprese compiute lungo la fascia costiera mediterranea, dall'Africa alla penisola anatolica e al mondo egeo e insulare. Myrsìne era una fanciulla coraggiosa e abile in guerra che venne uccisa da alcuni giovani gelosi e venne poi trasformata in mirto. Myrtìla era una profetessa del santuario di Dodona che per un incauto responso finì in un lebete pieno di acqua bollente. Tutte queste figure leggendarie sembrano suggerire un legame strettissimo tra il mirto e la femminilità. Nel vicino Oriente il mirto era associato a Ishtar, Artemis Soteira e la Dea etrusca Turan. Una ghirlanda fatta con le sue fronde era simbolo della sposa-madre come scrive Apollodoro, spiegando che chi la vedrà sposerà una donna libera e avrà figli longevi. Il mirto era la pianta per eccellenza di Afrodite, che aveva adottato dopo essere sbarcata a Citera. Era simbolo di fecondità, coronava gli sposi durante il banchetto nuziale e Plinio la chiamava "myrtus coniugalis". A Creta era la pianta afrodisiaca per eccellenza: chi voleva essere amato doveva coglierne un ramo. I rami di mirto venivano portati come augurio di buona fortuna quando si partiva per fondare una colonia e coloro che ricoprivano le più alte cariche dell'amministrazione civile e militare se ne ornavano il capo.
Carducci (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/12/giosue-carducci.html) nel "Canto di Primavera" celebrava il mirto di Roma:
Te allor, cinti la chioma
de l'arbuscel di Venere,
canterem, madre Roma;
te del cui santo nascere
il lieto april s'onora
te de la nostra gente arcana Flora
Il mirto simboleggiava anche la vittoria ottenuta senza spargimento di sangue: Publio Postumio Tiberio nel 505 avanzò coronato del mito di Venere vittoriosa dopo la sua campagna militare incruenta. Ovidio testimonia che il mirto compariva in occasione delle Calende di Aprile durante la festa dei Veneralia:
Madri e nuore del Lazio e voi senza benda né stola venerate la Dea secondo i sacri riti (...) offritele nuove rose con altri fiori. Ella vuole che anche voi, coronate di verde mirto, vi laviate; ed è cosa giusta, ascoltate. Nuda ella asciugava i capelli che stillavano acqua marina: fu scorta dalla turba dei satiri sfacciati. Se ne accorse e si nascose ponendo un mirto davanti al suo corpo: così fu salva; e vuole che il suo atto rinnoviate.
Infine, il mirto aveva anche una valenza funebre: Dioniso, sceso nell'Ade per liberare sua madre Semele uccisa dalla folgore di Zeus aveva lasciato in cambio una pianta di mirto. Il mirto divenne quindi anche la pianta di Dioniso e dei defunti. Il mirto partecipava di due simbolismi, esattamente come Dioniso: Dio ucciso e Dio risorto, Dio della Luce e Dio degli Inferi.
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