La Pervinca

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Vinca minor e Vinca Major appartengono alla famiglia delle Apocinacee. Nell'Inghilterra medioevale, ghirlande e corone di Pervinca venivano portate dai condannati a morte, forse perché questa pianta sempreverde era ritenuta simbolo di immortalità. Veniva usata anche in medicina, e uno scrittore inglese del XVII secolo le attribuiva "eccellenti virtù di fermare il sangue dal naso dei cristiani, se ne facevano una ghirlanda e se l'appendevano al volto."

In quella stessa epoca gli erboristi la consigliavano anche come mezzo per accrescere la fertilità. Uno di essi scrisse: "Quest'erba appartiene a Venere e si dice che le foglie mangiate dall'uomo e dalla sua sposa insieme provocheranno amore tra loro."

Un medico greco, Dioscoride, le riteneva velenose per i cani.

Nella tradizione popolare francese, italiana e britannica, la pervinca è il fiore della morte. 

I cinque petali azzurri la rendono sacra alla Dea e gli spessi viticci potevano ben rappresentare i lacci con cui essa legava la sua vittima. Del resto, il suo nome latino è "vincapervinca" ("che lega tutt'intorno"), anche se i grammatici medioevali la collegavano con "vincere", "conquistare" e non con "vincire", "legare", sicché "pervinke" acquistò il significato di "vincitore su tutto". 

Ma chi vince sempre su tutto è ancora e sempre la morte. 

Una ballata medioevale francese recita:

Sui gradini del palazzo

c'è una bellissima donna

Essa ha tanti amorosi

che non sa quale prendere.

è il piccolo calzolaio

che ha avuto la preferenza.

Un giorno mentre la calzava

le pose la sua domanda:

"Bella se voi voleste,

noi dormiremmo insieme,

in un grande letto quadrato

ornato di bianchi teli,

e ai quattro angoli del letto

un mazzo di pervinche.

E in mezzo al letto

il fiume è così largo

che i cavalli del re

potrebbero berci tutti quanti.

E là noi dormiremmo

fino alla fine del mondo."


Aux marches du palais

l'est une tant belle femme.

Elle a tant d'amoiureux

qu'elle ne sait lequel prendre.

C'est le p'tit cordonnier

qu'a eu la préférence.

Un jour en la chaussant

il lui fit sa demande:

"La belle, si vous l'vouliez,

nous dormirions ensemble,

dans un grand lit carré,

orné de teilles blanches,

et aux quatre coins du lit

un bouquet de pervenches.

Et au mitan du lit

la rivière est si grande

que les chevaux du roi

pourroient y boire ensemble.

Et là nous dormirions

jusq'à la fin du monde"


La Dea-Luna della Palestina asianica era associata alle colombe (Nota di Lunaria: che poi i cristiani hanno scippato, ovviamente, fallizzando la colomba per lo spirito santo) come le corrispondenti divinità di Tebe d'Egitto, Dodona, Ierapoli, Creta e Cipro. Ma era adorata anche come vacca dalle lunghe corna: Hathor, Iside, Astaroth Karnaim. Iside è una parola asiatica onomatopeica, Is-Is, "Colei che piange", perché si riteneva che la Luna spargesse la rugiada e perché Iside, originale precristiano della "mater dolorosa", piangeva Osiride ucciso da Set. Iside era identificata con Io, la vacca lunare bianca o dorata giunta in Egitto da Argo. La "O" di Io è un'Omega, comune variante di Alfa.












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