Le Erbe di Venere


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Alla Dea Venere sono state dedicate alcune piantine: lo "Spillettone, Pettine di Venere" (Scandix pecten-veneris), un'erba infestante che sta scomparendo per l'uso dei diserbanti. I fiori producono becchi di 5 cm che si dispongono come denti di un pettine. Il termine "Scandix" deriva da "Skàzo", "pungo" in greco. 


è citata in Aristofane. La specie "Scandix australis", per Plinio, "rinvigorisce il corpo spossato dall'attività amatoria e risveglia la potenza sessuale in età avanzata"

"L'Ombelico di Venere" (Cotyledon umbilicus-veneris) cresce lungo le coste rocciose dell'Italia meridionale e insulare, ma si trova anche in Etiopia, Isole Canarie, Guinea. è una pianta perenne, che si abbarbica sulle fenditure, ha foglie con una fossetta al centro, e per questo motivo è stato chiamato "Ombelico di Venere". 


I fiori sbocciano su lunghi steli e sono infiorescenze verdi. Secondo Ippocrate e Dioscoride questa piantina avrebbe potenziato la fecondità delle donne; nella medicina antica, col succo estratto da questa pianta si curava l'epilessia; oggi il cataplasma di foglie fresche (tritate) si usa come detergente per curare piaghe, ulcere e calli.

Nota di Lunaria: un'altra pianta che cresce nelle fenditure delle rocce è la Parietaria officinalis, detta Muraiola. https://erbemagiche.blogspot.com/2020/07/muraiolaparietaria-officinalis.html

Secondo una leggenda, dal bagno di Venere crebbe l'Agrostemna coronaria o Lychnis coronaria o Labrum ("bagno" ma anche "labbro"). è una pianta perenne con fiori color magenta e bianchi.



"La scarpetta di Venere" (Cypripedium) comprende un genere di 50 orchidee, con il labello molto sviluppato che ricorda una pantofola.

Il Capelvenere (Adiantum capillus-veneris https://erbemagiche.blogspot.com/2020/10/la-pteride-di-creta-e-la-felce.html) è una piccola felce, con foglie che ricordano i capelli. Le foglie di questa felce non si bagnano ma restano asciutte anche se immerse nell'acqua, perché l'acqua scivola sopra di esse; "Adiantum", dal greco "Adìantos" significa proprio "non si bagna". Nel XVII secolo si otteneva lo sciroppo di capelvenere, mescolato col thè o il latte, chiamato "bavarese"



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