Per Dioscoride non c'era erba migliore, per Gallieno era amica del fegato. Orazio ne mangiava quasi tutti i giorni. Il medico e scrittore Guy Patin (1601-1672) la stimava molto e perfino Madame de Sévigné scrisse tutto il bene che pensava di questa pianta.
Tanta celebrità sembra non addirsi all'umile pianta che schiude i suoi (bellissimi) fiori azzurri sui bordi delle strade.
Ma la realtà conferma le sue virtù fitoterapiche: l'infuso delle foglie è tonico, digestivo, depurativo, diuretico, lassativo, febbrifugo e stomachico.
Nota di Lunaria: mi è capitato di vedere la cicoria su uno stradone, piuttosto periferico, di Castellanza. I suoi fiori turchesi sono incantevoli e suggerisco di coltivarla a scopo ornamentale.
Inserisco un altro approfondimento
Per almeno tre secoli in tutta Europa le foglie di questa pianta sono state considerate pregiate come verdura e foraggio.
Le sue radici spesse e carnose hanno rappresentato il motivo principale della sua coltivazione: erano seccate, tostate, macinate e poi aggiunte a certe varietà di caffé per rafforzarne il sapore o usate da sole come sostituto del caffé.
Il caffé ottenuto dalla cicoria era chiamato "caffé di Prussia": Federico il Grande nel XVIII favorì la produzione di questo caffé.
La fioritura della cicoria selvatica può durare anche fino all'autunno: i capolini si aprono col sole del mattino e si chiudono a mezzogiorno e se il cielo è coperto restano chiusi.
L'indivia (Cichorium endivia) è coltivata come ortaggio e si distingue da C. inthybus per le foglie meno profondamente lobate e per gli acheni più grandi.
La cicoria selvatica può raggiungere anche i 120 cm di altezza. Fiorisce lungo i cigli delle strade e ai margini dei campi.
foto tratta da http://lavocedelcittadinobologna.blogspot.com/2012/05/erbe-spontanee-e-insalata.html |
La cicoria in tutta la sua bellezza:
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