Il Tarassaco

Uno dei nomi comuni del Taraxacum officinale è "Dente di leone", per la somiglianza dei lobi delle foglie, netti e appuntiti, ai denti del leone. Le infiorescenze contengono fino a 200 flosculi, si chiudono di notte e se la pianta è messa in vaso. 

Generazioni di bambini si sono divertiti a soffiare tutti gli acheni con i vistosi pappi; il nome comune della pianta è "soffione", non a caso.

Questa pianta, comunissima in tutta Italia, si presenta nei prati, ai margini dei campi e dei muri. In passato le bevande e i brodi ottenuti con il Tarassaco erano consigliati per una grande varietà di mali, dall'itterizia alla tisi. Le foglie hanno un alto contenuto di vitamina A e C e si possono mangiare nelle insalate. Un vino delizioso può essere fatto con i flosculi. Le radici, seccate e poi macinate, possono essere adoperate come sostituto del caffè.

Nota di Lunaria: esistono molte altre Composite (la grande famiglia di piantine a cui appartiene il Tarassaco), alcune molto simili le une alle altre per via del fiore giallo; prossimamente cercherò di dedicare un post a ciascuna di esse.




Il castello di Legnano con un prato pieno di tarassaci





Cymbalaria muralis

Questa deliziosa piantina con i suoi festoni di fogliame e i fiori viola, simili a bocche di leone, vive sui vecchi muri, dappertutto in Italia, anche se non è una specie indigena. 

Fu introdotta nelle regioni meridionali nel secoli XVII. Da lì in poi si inselvatichì.

Questa specie è impollinata dalle api. I peduncoli fiorali sovrastano le foglie, cosicché le corolle che hanno un indicatore giallo del miele sul labbro inferiore, sono visibili agli insetti. Dopo che i fiori sono stati impollinati, i peduncoli si curvano, fino a che le capsule non vengono spinte dentro le fenditure della roccia o del muro. 

I semi sono così liberati nell'ambiente più adatto alla germinazione. Le foglie sono lobate come piccole foglie d'erba. Può raggiungere anche i 75 cm di lunghezza!

I bruchi ne vanno golosissimi.












La Pervinca

Info tratte da


Vinca minor e Vinca Major appartengono alla famiglia delle Apocinacee. Nell'Inghilterra medioevale, ghirlande e corone di Pervinca venivano portate dai condannati a morte, forse perché questa pianta sempreverde era ritenuta simbolo di immortalità. Veniva usata anche in medicina, e uno scrittore inglese del XVII secolo le attribuiva "eccellenti virtù di fermare il sangue dal naso dei cristiani, se ne facevano una ghirlanda e se l'appendevano al volto."

In quella stessa epoca gli erboristi la consigliavano anche come mezzo per accrescere la fertilità. Uno di essi scrisse: "Quest'erba appartiene a Venere e si dice che le foglie mangiate dall'uomo e dalla sua sposa insieme provocheranno amore tra loro."

Un medico greco, Dioscoride, le riteneva velenose per i cani.

Nella tradizione popolare francese, italiana e britannica, la pervinca è il fiore della morte. 

I cinque petali azzurri la rendono sacra alla Dea e gli spessi viticci potevano ben rappresentare i lacci con cui essa legava la sua vittima. Del resto, il suo nome latino è "vincapervinca" ("che lega tutt'intorno"), anche se i grammatici medioevali la collegavano con "vincere", "conquistare" e non con "vincire", "legare", sicché "pervinke" acquistò il significato di "vincitore su tutto". 

Ma chi vince sempre su tutto è ancora e sempre la morte. 

Una ballata medioevale francese recita:

Sui gradini del palazzo

c'è una bellissima donna

Essa ha tanti amorosi

che non sa quale prendere.

è il piccolo calzolaio

che ha avuto la preferenza.

Un giorno mentre la calzava

le pose la sua domanda:

"Bella se voi voleste,

noi dormiremmo insieme,

in un grande letto quadrato

ornato di bianchi teli,

e ai quattro angoli del letto

un mazzo di pervinche.

E in mezzo al letto

il fiume è così largo

che i cavalli del re

potrebbero berci tutti quanti.

E là noi dormiremmo

fino alla fine del mondo."


Aux marches du palais

l'est une tant belle femme.

Elle a tant d'amoiureux

qu'elle ne sait lequel prendre.

C'est le p'tit cordonnier

qu'a eu la préférence.

Un jour en la chaussant

il lui fit sa demande:

"La belle, si vous l'vouliez,

nous dormirions ensemble,

dans un grand lit carré,

orné de teilles blanches,

et aux quatre coins du lit

un bouquet de pervenches.

Et au mitan du lit

la rivière est si grande

que les chevaux du roi

pourroient y boire ensemble.

Et là nous dormirions

jusq'à la fin du monde"

Come tutti i fiori a cinque petali, non può non evocare la presenza della Grande Madre: lo conferma il fatto che nel XVII secolo, in Inghilterra, la si considerava un'erba sacra a Venere e si diceva che le foglie mangiate dal marito e dalla sua sposa avrebbero propiziato l'amore fra loro. Le si attribuiva anche la facoltà di arrestare il flusso del sangue dal naso se si appendeva una ghirlanda di fiori al collo. In molti paesi europei si usava spargerne i fiori davanti agli sposi ma se ne intrecciavano anche i rami a formare corone per i morti.

Nell'Inghilterra medievale veniva talora portata dai condannati a morte: vita e morte sono compresenti in una pianta dedicata alla Grande Madre. Giovanni Pascoli la celebrò in un simbolismo malinconicamente celeste in una sua poesia intitolata "Pervinca": "So perché sempre ad un pensier di cielo misterioso il tuo pensier s'avvinca, sì come stelo tu confondi a stelo, vinca pervinca; io ti coglieva sotto i vecchi tronchi nella foresta d'un convento oscura, o presso l'arche, tra vilucchi e bronchi, lungo le mura. Solo tra l'arche errava un cappuccino: parea spettro da quell'arche uscito, bianco la barba e gli occhi d'un turchino vuoto, infinito; come il tuo fiore e io crea vedere occhi di cielo, dallo sguardo fiso, d'anacoreti, allo svoltar, tra nere ombre, improvviso; e il bosco alzava, al palpito del vento, una confusa e morta salmodia, mentre squillava, grave, dal convento l'avemaria"











La Verbena

A motivo dei suoi fiori minuti, questa pianta sfugge facilmente allo sguardo. Ma la mitologia e la medicina non l'hanno mai ignorata. Secondo gli antichi miti, chi raccoglie la verbena dovrebbe benedirla: la leggenda sostiene infatti che la pianta cresceva sul calvario e venne adoperata per fermare il sangue di cristo.

In latino, Officinalis significa "della farmacia": la verbena, sin dai tempi lontanissimi, è sempre stata ritenuta medicamentosa oltre che magica, sia per prevenire che per curare le infezioni e le calamità. Era ritenuta capace di tener lontano la peste e si diceva che se portata attorno alla testa avrebbe funzionato da talismano contro le emicranie e i morsi velenosi. 

Il nome Verbena è il termine latino per indicare le piante usate nei sacrifici religiosi (Nota di Lunaria: e quindi si capisce perché anche i cristiani la considerassero legata al loro mito della crocifissione...). Anche i Druidi la usavano e popolarmente era considerata antidoto per talune forme di malocchio. I fiori sono densamente raccolti in lunghi ed esili spighe. Può raggiungere i 60 cm di altezza. Una specie della stessa famiglia è l'erba cedrina (Lippia citriodora) le cui foglie stropicciate emettono un gradevole odore. Umile e nascosta allo sguardo distratto, la verbena cresce tra i sassi, a ridosso dei muri e dei marciapiedi. 









Curiosità: Verbena era il nome scelto, agli inizi, dalla band alternative rock Verdena

https://it.wikipedia.org/wiki/Verdena#Origini


Le Piante della Foresta Amazzonica

 Info tratte da

Estesa nel solo Brasile su 416.000 kmq, la foresta amazzonica rimane, malgrado le devastazioni operate dagli uomini, la più grande raccolta esistente di vita terrestre. Una raccolta non soltanto smisurata ma anche originalissima, ricca di specie sopravvissute attraverso le ere geologiche, veri e propri fossili viventi come gli hoazin, i trogonidi, marsupiali, insetti. è la storia geologica a darci conto di questa sorprendente originalità, insieme con le caratteristiche climatiche dell'Amazzonia e con l'enormità della sua rete fluviale. Nato da un piccolo circo di monti innevati nelle Ande peruviane, in una culla gelata che gli Indios chiamano "il lago del bimbo", il Rio delle Amazzoni è il cuore pulsante dell'immenso bacino amazzonico e del suo straordinario corpo vegetale e animale. L'ambiente acquatico ribolle di vita: alghe, giacinti, ninfee giganti, felci, mangrovie, granchi, gamberi e molluschi, miriadi di pesci, rospi e rane, uccelli dei gruppi sistematici più diversi, capibara e lontre, delfini e lamantini, tartarughe e caimani. Altre creature trascorrono la loro vita a metà tra gli alberi e gli habitat acquatici, come le iguane e gli anaconda, non temuti quanto i velenosissimi crotali e serpenti corallo. Nelle foreste inondate in permanenza (gli "igapòs") come in quelle inondate solo durante le piene ("vàrzeas") e in quelle sempre asciutte ("terra firme") è presente anche un'entomofauna ricchissima, ancora nota in minima parte: ditteri, formiche mangiafoglie e legionarie, termiti, membracidi, coleotteri, farfalle, ragni. E poi uccelli, almeno mille specie e sottospecie suddivise in settanta famiglie: are, tucani, colibrì, picchi, falchi, avvoltoi, arpie... Numerosissimi anche i mammiferi, terricoli o arboricoli: cervi, aguti, paca, pecari, tapiri, formichieri, armadilli, tamandua, coendu, opossum; poltroni, scimmie di ogni specie e nugoli di pipistrelli, ocelot, puma, giaguari.

"D'un tratto mi trovai in un mondo nuovo, lontano da ogni civiltà, sopra un mare di acqua dolce, al centro di un labirinto di laghi, di fiumi e di canali; una rete intricata che penetra da ogni parte, una foresta immensa, e l'acqua è l'unico accesso possibile" (racconto di Charles Marie de La Condamine, che nel 1743 discese il Rio delle Amazzoni al rientro da una una spedizione compiuta in Perù per stabilire la misura del meridiano terrestre)

"(...) Verso ovest vediamo, attraverso il cannocchiale del capitano, un lungo fronte di foreste emergenti dall'acqua, una fitta massa arborea nella quale distinguiamo a mala pena gli individui. Ecco il confine della grande foresta che nei suoi angoli più nascosti racchiude tante meraviglie e ammanta di verde il continente per migliaia di miglia, dal luogo del nostro sbarco fino ai piedi delle Ande" (Henry Walter Bates e Alfred Russell Wallace)

Con  i suoi oltre due milioni di specie viventi, la Foresta Amazzonica è un inferno verde, dove ci si perde, dove si muore di fame, oggetto di cupidigia e di sfruttamento per l'uomo occidentale. Il Sole e l'acqua condizionano la prosperità dell'Amazzonia. Una parte della foresta, le "vàrzeas", sono invase delle piene del piume a tempi periodici; zone denominate "igapòs" sono acquitrinose. Tra le piante, le Fanerogame sono molto importanti; si trovano sia nelle foreste invase dalle acque periodicamente sia nelle distese alluvionali, che in certi periodi si ricoprono di Ciperacee e Graminacee (Paspalum, Echinochloa, riso selvatico). 

Diverse piante non sarebbero capaci di sopravvivere al di fuori dell'acqua: le Aracee, come il Moucou-moucou della Guyana, formano degli insediamenti lungo i fiumi. Il giacinto d'acqua, dalle foglie munite di galleggianti e le radici affondate nella melma del fondo, ha una capacità di proliferazione incontrollabile. Per la bellezza dei suoi fiori color malva-azzurro è stata esportata, provocando diversi danni all'ecosistema: in Africa, per esempio, ha causato disturbi alla navigazione e alla pesca, provocando sterilità nelle uova dei pesci; i corsi dei grandi fiume come il Congo sono stati invasi dalle isole galleggianti formate dai giacinti d'acqua.

Le acque amazzoniche sono popolate anche da ninfeacee, tra le quali la Victoria regia, che ha foglie galleggianti che raggiungono il diametro di 2 metri; la pianta è talmente robusta che può sostenere il peso di un bambino! Queste ninfee gigantesche ricoprono vaste superfici d'acqua: producono fiori effimeri che sono aperti per poche ore e dopo essere stati fecondati si inabissano nell'acqua. I semi maturi salgono in superficie muniti di un galleggiante, e vengono trasportati sull'acqua, prima di cadere sul fondo fangoso dove daranno origine ad una nuova pianta. Anche la felce acquatica Salvinia natans forma dei tappeti verdi, nascondendo completamente la superficie dell'acqua.

Le Podostemonacee invece prediligono le acque correnti: tramite ventose si fissano saldamente alla roccia.

Nella foresta amazzonica crescono rigogliose le mangrovie come la Rhizophora e l'Avicennia, che popolano le sponde dei fiumi.

Romanzo consigliato: https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2021/06/lamore-venuto-dal-mare-di-violet.html



https://www.lifegate.it/le-mangrovie-ricrescono-sri-lanka-grazie-alle-donne