"L'atropina", ci dice Ugo Leonzio, "agisce provocando eccitazione motoria e psichica, con offuscamento del sensorio e della coscienza. I sintomi appaiono già dopo la somministrazione di 5-10 mg. I soggetti intossicati presentano fuga d'idee, loquacità, voglia di camminare, di correre, che contrasta con le vertigini, i tremori degli arti, l'andatura vacillante e l'impossibilità di reggersi sulle gambe. Compaiono allucinazioni visive e auditive, con eccitamento maniacale, riso convulso o furiosa agitazione."
Con la scopolamina, ancora più velenosa, sono sufficienti 5 mg, per ottenere allucinazioni d'intensità maggiore. Entrambi gli alcaloidi entrano rapidamente in circolo, sia se spalmati sotto forma di unguenti sulla pelle, sia se assunti per fumo. La dose letale è però molto elevata, per cui di rado si sono avuti casi di intossicazione irreversibile.
Da "Guida pratica ai fiori spontanei in Italia"
"Cacciatela dai vostri giardini, e anche dall'uso", implorava l'erborista del XVI secolo John Gerard, "perchè questa pianta è furiosa e mortale".
I fagiani ne mangiano le bacche nere e lucide, senza apparentemente risentirne, ma bastano due o tre di questi frutti neri e seducentemente brillanti per uccidere un bambino.
Ogni parte di questa pianta - sinistra componente della famiglia della patata - è pericolosa, compresi i fiori porpora scuro. Contiene atropina, solanina, giusquiamina, veleni alcaloidi che attaccano il sistema nervoso, intensificando i battiti cardiaci, indebolendo il polso e dilatando le pupille. Il nome generico "Atropa Belladonna" si riferisce ad Atropo, una delle tre parche, le creature che governavano la vita dell'uomo. Atropo era la parca che recideva il filo della vita."Belladonna" rimanda all'uso che ne facevano le dame nel Rinascimento per dilatare le pupille e rendere più attraente il loro sguardo.
Dal libro "Le piante medicinali" (1994)
Nel XVI secolo le donne veneziano usavano la belladonna (Atropa Belladonna) per ravvivare la luminosità dello sguardo e per dilatare le pupille. La belladonna è molto tossica; si trova nei boschi, in prossimità delle siepi, e fiorisce in estate con bei fiori rosso porpora e bacche nere e lucenti, che i francesi chiamano "ciliegia della follia" e che, se ingerite, possono essere mortali. La belladonna contiene l'atropina, che è utilizzata in medicina per la sua azione antispasmodica, antiasmatica e midriatica (provoca dilatazione della pupilla) e anche in preanestesia. Anticamente si preparava una "pomata della strega" per rendere insensibile la pelle prima di un intervento.
Aggiungo anche questo opuscolo del 1938