Il Cipresso e il Pioppo


I cipressi erano accostati alla morte già nell'antica Grecia.
Come questo sia avvenuto ce lo racconta Ovidio, narrandoci la storia di un giovanetto di nome Ciparisso il quale, inseguendo un cervo per gioco, gli scagliò un dardo; non aveva intenzione di ucciderlo ma purtroppo così accadde.
Ciparisso rimase molto colpito; si accostò al cervo e, provando un acuto senso di rimorso, cominciò a piangere a dirotto. In quel momento comparve Apollo: osservando la scena, volle che l'episodio vivesse almeno simbolicamente nel tempo e operò una magica trasformazione; le lacrime del fanciullo e il sangue dell'animale divennero a poco a poco di colore verde intenso, mentre i due corpi si unirono in un tronco. Era nato il cipresso, al quale il Dio così si rivolse: "Sarai pianto da me, piangerai sugli altri, sarai presente presso chi soffre."  






Il pioppo:  narra un antico mito, riportato da Virgilio, che Fetonte, figlio del Sole, dopo aver implorato a lungo il padre perché gli lasciasse condurre il suo cocchio fiammeggiante, si vide accordare il permesso. Fetonte cominciò la corsa, ma poichè le sue forze erano troppo deboli per tenere a freno i destrieri, il carro veniva trascinato senza controllo: quando saliva troppo in alto, sulla Terra scendeva il buio mentre dove si riavvicinava troppo non restavano che campi riarsi. Gli uomini invocarono l'aiuto di Giove che, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che precipitò nel Po. Le sorelle lo piansero per giorni, e alla fine Giove, impietosito, lo trasformò in pioppo, fermo lungo le rive.
La favola mitologica è la conferma della millenaria presenza di questo albero nei pressi dei corsi d'acqua lombardi. Se ne conoscono due varietà: il pioppo nero, con corteccia scura e foglie verdissime (associato alla Dea della morte)  e il pioppo bianco, dal tronco chiaro e con foglie verdi sopra e bianco argentate sotto, legato alla resurrezione. I contadini ne piantavano uno alla nascita di ogni figlio.